Cosa possono pubblicare su Facebook (e più in generale su internet) gli appartenenti alle Forze Armate o di Polizia senza incorrere in sanzioni disciplinari?
Una recente sentenza del T.A.R. Friuli-Venezia Giulia (la n. 562/2016) ha condannato un militare per aver postato una foto del proprio sito di sorveglianza presso l’Expo di Milano.
Quali sono allora i limiti da rispettare? Qual è il giusto equilibrio tra libertà d’espressione, da un lato, e tutela del prestigio e dell’immagine del proprio Corpo di appartenenza, dall’altro?
A giudizio dei Giudici triestini, il discrimine sta essenzialmente nella lesività o meno dell’immagine resa pubblica.
Facebook dev’essere ritenuto un sito pubblico, perché qualsiasi fotografia, immagine o commento che vi siano postati si prestano per ciò stesso ad essere diffusi ad un numero non determinabile né prevedibile di soggetti. Ciò posto, il militare ha l’obbligo di utilizzare i sistemi riservati di comunicazione e di non pubblicare fotografie o divulgare commenti (anche di terzi) in grado di nuocere al prestigio dell’amministrazione.
Nel caso di specie, il militare aveva postato sulla propria bacheca delle fotografie che ritraevano il campo-base presso l’Expo in uno stato di totale degrado, completamente allagato a seguito di copiose precipitazioni, a testimonianza della situazione di precarietà in cui il personale al servizio delle Forze Armate si trovava ad operare in un contesto così importante per la nazione. Alle foto erano seguiti commenti negativi da parte di terzi.
Il Giudice amministrativo friulano riteneva legittima la sanzione disciplinare della consegna per 7 giorni inflitta, respingendo il ricorso proposto dal militare, sulla base del carattere lesivo dell’immagine del Corpo di appartenenza delle immagini divulgate su un sito pubblico. Peraltro – si aggiunge – i militari dispongono di strumenti codificati dal d.lgs n. 60/2010 (nonché dal T.U. d.p.r. n. 90/2010) per formulare le proprie osservazioni critiche nei confronti della loro amministrazione di appartenenza, ma tutti i predetti strumenti si contraddistinguono come rimedi interni al Corpo e riservati.
Tra questi non può certo essere annoverata la pubblicazione di fotografie su Facebook.